Questo libro, che nasce come frutto di un’intensa attività accademica, vuole invece mettere in luce il ruolo che i beni culturali e paesaggistici potrebbero avere nella rinascita dell’economia italiana attraverso opportune politiche concrete di gestione.È strenua opinione dell’autore, infatti, che il patrimonio culturale sia un asset centrale dell’economia del nostro paese e che vada quindi curato e valorizzato con dedizione. La seguente trattazione pertanto, vuole indicare teorie e pratiche concrete di gestione delle eccellenze territoriali in un un’ottica sistemica e sostenibile, per un rilancio dell’economia nazionale.Se si considera infatti che l’Italia è il Paese che detiene il maggiore patrimonio culturale del mondo e si aggiungono le immense bellezze paesaggistiche del territorio, sembra assurdo trascurare queste risorse senza valorizzarle al meglio.In particolare, riguardo al dato sul patrimonio culturale, una fonte di informazione autorevole in merito è rappresentata dalla lista del patrimonio mondiale elaborata dall’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione la Scienza e la Cultura), ossia la «World Heritage List 2002/3» pubblicata nel 2002.L’ultimo aggiornamento effettuato nella riunione del Comitato per il Patrimonio dell’Umanità a San Pietroburgo il 24 giugno 2011 ha presentato una lista composta da un totale di 962 siti (di cui 745 beni culturali, 188 naturali e 29 misti) presenti in 157 nazioni del mondo.Secondo tale convenzione internazionale appartengono al patrimonio culturale mondiale «i monumenti, gli insediamenti ed i siti aventi valore storico, estetico, archeologico, scientifico, etnologico o antropologico»; in particolare, per poter essere iscritti nella lista del Patrimonio Mondiale, questi devono presentare i requisiti previsti dai criteri di iscrizione adottati dal Comitato.Sempre secondo la medesima fonte, all’Italia corrisponde non solo il maggior numero di siti in Europa – e quindi nel mondo – ma anche il maggior numero di criteri, in base ai quali viene decisa e motivata l’iscrizione dei siti nella lista del patrimonio culturale dell’umanità.Poiché ciascun sito può essere eletto come patrimonio culturale dell’umanità in ragione di una o più motivazioni, il numero complessivo di criteri di selezione, ovvero di requisiti qualitativi dei siti culturali, costituisce un indicatore statistico interessante, in quanto rappresenta una misura indiretta del valore qualitativo, oltre che quantitativo, del patrimonio culturale nazionale.Sotto il profilo turistico e culturale l’Italia potrebbe quindi collocarsi al primo posto al mondo e far divenire questo settore il primo dell’intera economia nazionale.Purtroppo invece, l’individualismo e i campanilismi che da sempre segnano il nostro Paese, impediscono di fare sistema e gestire in maniera strategica e strutturata la pluralità di risorse locali che abbiamo a disposizione.Questo atteggiamento ha lentamente intaccato il nostro primato nel settore segnando un crollo preoccupante nei ranking internazionali. Secondo le fonti Eurostat1 infatti, l’Italia nell’ultimo decennio è passata nella classifica delle mete europee predilette per il turismo mondiale dal primo al terzo posto dopo Spagna e Francia.Quest’inversione di tendenza, se non verrà efficacemente contrastata, potrebbe aggravarsi portando ad un ulteriore sorpasso da parte di Paesi come la Grecia.Per usare una metafora poco usuale, ma sicuramente calzante, potremmo dire che per il mondo intero l’Italia è sempre stata come una bella donna: fascino, carisma e bellezza l’hanno resa celebre e ambita in tutti i secoli. Ora il passare del tempo minaccia di offuscare la sua straordinaria bellezza, ed è per questo che è necessario che essa curi [...]